"Perchè giocavo d'azzardo? Non ne avevo bisogno, perchè avevo tutti i denari necessari per soddisfare i miei desideri. Perchè giocavo se soffrivo tanto per le perdite?"
Giacomo Casanova, La storia della mia vita
Venezia 1754. E' Carnevale e le maschere fanno festa in ogni angolo della città. Giacomo Casanova ha una relazione illecita con M.M., monaca di nobili natali, che vuole raccogliere il denaro necessario per fuggire dal convento e rifugiarsi a Parigi. Casanova tenta di aumentare il capitale della sua amante al tavolo da gioco.
"Mi fece promettere di andare al casinò per giocare in società con lei. Andai con tutto l'oro che fui in grado di raccogliere, determinato a raddoppiare le puntate con il sistema della martingala. Vinsi due o tre volte al giorno durante il resto del Carnevale. Non persi mai fino alla sesta carta.
Se avessi perso sarei rimasto senza soldi. In questo modo aumentavo il capitale della mia cara M.M..."
Sorprendentemente, l'immortalità di Casanova ci porta nel cuore della moderna finanza. Il gioco al quale partecipava, mascherato secondo le leggi di Venezia, si chiamava faro ed era simile alla roulette, con i partecipanti che puntano i gettoni su numeri disegnati sopra un tavolo ricoperto di panno. L'unica differenza era che il croupier, invece di girare la ruota, estraeva le carte da un mazzo mescolato prima.
Supponendo che Casanova giocasse sul rosso (quadri o quori), aveva il 50 per cento di possibilità di raddoppiare la puntata a ogni estrazione di carta*. Come funziona la martingala? Se il croupier estrae il rosso, Casanova incassa la vincita e abbandona il gioco. Se viene nero, Casanova raddoppia la puntata e scommette di nuovo.
Incomincia giocando una sola moneta d'oro. Se la perde ne gioca due, poi quattro, otto e finalmente sedici. Sono venute quatro carte nere di fila e ora la quinta carta, fortunatamente una rossa, Casanova vince sedici monete, più la sua puntata di sedici. Tuttavia ha già perso quindici monete e la sua vincita è solo di una.
Il fascino della martingala consiste nella promessa che alla fine si vincerà certamente, purchè si abbia a disposizione il capitale necessario per continuare a raddoppiare la puntata. Sfortunatamente, si può rimanere senza soldi prima che ciò accada. Per esempio, nella pur remota possibilità che si fossero presentate ventisei carte nere di seguito, Casanova avrebbe dovuto puntare 67 milioni di monete d'oro per vincerne una.
Anche in un casinò "equo", senza vantaggi di sorta, l'ordine casuale dell'uscita delle carte può essere contrario. In un vero casinò la martingala è ancora più pericolosa, come Casanova scoprì più tardi a propprie spese:
"Contemporaneamente venni rovinato dalle carte. Giocando con la martingala persi grandi somme. Su richiesta della stessa M.M. vendetti tutti i suoi diamanti, lasciandole solo cinquecento zecchini. Non si parlava più di fuggire".
Con la fortuna contraria, Casanova fù arrestato e imprigionato dall'Inquisizione. Riuscì a fuggire e si recò a Parigi dove diede vita alla lotteria nazionale. Oggi la martingala è vietata in molti casinò, ma ha trovato posto nella teoria della finanza.
*[Nella roulet la presenza dello zero (che ha il colore verde, ovvero nè rosso nè nero) da al banco un vantaggio iniziale. Nel faro il banco vince quando viene estratta, in sequenza, una coppia di carte dello stesso valore.]
Ciao Ciao.
venerdì 6 luglio 2007
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5 commenti:
ma io non ho capito una cosa: poi casanova ha perso tutto?
si, e per risarcire chi gli ha prestato i soldi è partito per il Vietnam
ma scusa, casanova è mica del 700? a me pare che la guerra in vietnam sia degli anni 60, no?
1760
cos'è 1760?
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