martedì 31 luglio 2007

BAMBINI PRODIGIO




Eric Cartman è il bambino più grasso, viziato, cattivo ed egoista dell'intera città di Southpark; è piuttosto consapevole della sua taglia e dichiara, tra un insulto e l'altro, di avere "le ossa grandi". La ragione dei suoi eccessi non è certo un mistero: ha una madre iperprotettiva e che lo rimpinza come un tacchino in qualsiasi momento, forse per equilibrare il fatto che non esista un vero e proprio "padre" di Eric, visto che la cara mammina si è "divertita" con tutta la città, compresa una squadra di Football. Se tutti i ragazzini di South Park sono dichiaratamente sboccati, Cartman risulta assolutamente inarrivabile per argomenti, volume e idee. Una volta ha avuto una sonda anale dagli alieni ed è andato in Tv diverse volte grazie alle sue adorate Cheezy Puff.


Stewie Griffin è il componente più piccolo della famiglia Griffin, protagonista della serie televisiva di cartoni animati creata da Seth MacFarlane I Griffin.Stewie, (nome completo Steward Gilligan Griffin), è il perfetto perverso polimorfo freudiano. È trascinato da pulsioni distruttive, ha un complesso edipico "al contrario" irrisolto che spesso come detto porta al desiderio di uccidere la madre. Ma è anche un personaggio capace di assorbire tutti i pregi ed i difetti del vivere quotidiano con una semplicità eccellente. È quindi bambino (fantastica la sua pipa a bolle e il suo inseparabile orsetto di pezza Rupert) ma è anche estremamente adulto. Da un punto di vista teatrale è costruito in maniera eccelsa. Stewie è capace di parlare, ma gli unici a capirlo sono gli spettatori e il suo amico Brian, che pare essere l'unico a comprendere a fondo quali siano i suoi pregi e lati oscuri. A volte anche altri personaggi possono interagire con Stewie, ma solo per permettere alla trama di svolgersi e di solito per accentuare i suoi stridenti lati da adulto. Brian oltre che amico è anche il suo vero maestro di vita e Stewie non manca di prendere atteggiamenti che ne mimino il comportamento (il the delle cinque, tipico del british style del suo elegante amico).


Milhouse Mussolini Van Houten è uno dei personaggi del cartone animato statunitense I Simpson. Capelli blu ed occhiali spessi, è il miglior amico di Bart Simpson, insieme al quale si lascia convincere a fare le attività più disparate. A Milhouse piace la sorella di Bart, Lisa, ma lei non contraccambia anche se egli non demorde. In una puntata diventa una star venendo scelto come protagonista del film l'Uomo Radiattivo, in qualità di Ragazzo Ionico. Interpretare tale ruolo (che era il sogno di Bart) gli peserà molto, dissuadendolo dal portarlo a termine e fuggendo via dal set. In più di un episodio viene messa in discussione la sua virilità, dipingendolo spesso come ragazzino che preferisce i divertimenti femminili (tra cui My Little Pony) e che palesa in più di una occasione, ma sempre molto velatamente, le sue tendenze omosessuali.
Il suo nome per esteso viene rivelato nel corso del settimo episodio della diciassettesima stagione, Le allegre comari di Rossor. Il nome di mezzo è un chiaro riferimento a Benito Mussolini. Il cognome lascia presumere che sia di origini olandesi dal lato del padre, e che quindi abbia origini italiane dal lato della madre. In quello stesso episodio viene detto che sua nonna Sofia è siciliana ma vive in Toscana.
La madre di Milhouse proviene da Shelbyville, la cittadina rivale di Springfield.
In un episodio viene rivelato che in realtà Milhouse non ha le sopracciglia, e che ne porta delle finte.

E' UN MONDO DIFFICILE


Antonio de la Cuesta, Tonin da ragazzo e Tonino da musicista, è cresciuto in un quartiere popolare di Pamplona ascoltando la radio, guardando la tv e assimilando tutte le melodie degli spettacoli e degli spot televisivi più ignobili. Poi, iniziata la carriera musicale, durante gli spostamenti in furgone ascoltava cassette di quelle che sono le sue vere passioni musicali: Luis Aguile, Trini Lopez, Peret e soprattutto i cantanti leggeri italiani come Mina, Rita Pavone, Albano & Romina, Adriano Celentano. Dopo l'incontro e l'inizio di una frequente collaborazione con Manu Chao, Tonino ha preso il cognome d'arte dal napoletano Renato Carosone e il look da Fred Buscaglione, le sue guide spirituali. Il suo album è dunque un vero e proprio omaggio alla canzone italiana, ma a quella ormai passata che faceva da colonna sonora alle commedie all'italiana degli anni '60 e dei primi anni '70, con tanto di mandolino sempre presente a sottolineare la melodia.
'Mondo difficile' assume così una valenza particolare e gli arrangiamenti sono volutamente essenziali, le sonorità decisamente retrò, il cantato sghembo e un po' stonato; dall'ascolto deve emergere un'immagine di periferia, di squallore. Per esempio, 'La abuela vuela' si presta ad un arrangiamento salsa che farebbe la felicità di qualsiasi musicista pronto a farne un hit sfruttando l'attuale 'febbre latina'. Ma Tonino, lui no. La sua visione del brano è più in simbiosi con un Albertone in piazza di Spagna che con un moderno Ricky Martin. La chitarra 'spaghetti western' che caratterizza la cinica 'El pozo' potrebbe mettere d'accordo Giuliano Gemma e Quentin Tarantino, quella hawaiiana di 'Alas' spingerebbe Harry Belafonte verso le migliori performances di Edwige Fenech e Lino Banfi. 'Bahia' troverebbe Thomas Milian nei panni di un improbabile 007 nostrano in trasferta ai Caraibi, mentre il valzer di 'Se que bebo, se que fumo' sarebbe perfetto per un film di Fellini.
Ma ci sono anche omaggi diretti ed espliciti alla canzone italiana nelle versioni di 'Tu vuo' fa l'americano' (con Renato Carosone) e di un'hawaiiana 'Sapore di mare', trasformata in un inno antimilitarista. Chino Ferri, cantante dei bergamaschi Arpioni (il gruppo ska con cui Tonino si esibisce in Italia), ha inoltre composto a quattro mani con Carotone 'La festa del raccolto', invito alla legalizzazione delle droghe leggere. Insomma, canzoni che odorano dei cortili delle vecchie case di ringhiera, quelle con il cesso sul ballatoio e la polverosa Cinquecento parcheggiata in un angolo. Un omaggio che gli italiani hanno mostrato di apprezzare al punto che il futuro di Tonino Carotone ora non sembra più così incerto.

lunedì 30 luglio 2007

<< LiMericK >>


C'era un vecchio di palude
di natura futile e rude
seduto su un rocchio
cantava stornelli a un ranocchio
quel didattico vecchio di palude.


Edward Lear

UNA VITA DA SERVO



Dovrebbe essere proibito a chiunque sminuire il lavoro di giornalisti come Mauro Suma, direttore di Milan Channel. Personaggi che, pur essendo di parte, eccellono per rigore deontologico, pacatezza, serenità di giudizio, apertura al dialogo. E' assolutamente spregevole pensare che uomini di tale onestà intellettuale possano smarrire la retta via del dovere di obiettività soltanto per ragioni di fedeltà alla causa e di servizio alla bottega; è gratuito e disonesto asserire che l'istinto partigiano tenda a far loro velo al momento in cui sia necessario calarsi nel confronto di opinioni. Rendendo a Suma e a tutti quelli come lui tale atto di giustizia, sappiamo di fare cosa grata alla capillare (e soprattutto trasversale) rete di suoi estimatori; della quale fa parte Carlo, un nostro lettore di Verona. Che ci ha segnalato una performance del direttore di Milan Channel assolutamente degna di menzione. Essa è stata ospitata dal newsgroup it.sport.calcio.milan, e chiunque può rintracciarla attraverso google digitando nella maschera di ricerca «suma + invincibili + paradiso + inferno». Lo scorso 23 agosto, un tifoso interista di nome Luca si inserì nel newsgroup rossonero scrivendo un messaggio provocatorio: «Ho aperto questo newsgroup per la prima volta e leggendo gli ultimi post non posso fare a meno di dire la frase seguente: come mai nel newsgroup dell'Inter non si parla mai del Milan ed in questo invece il riferimento all'Inter compare in quasi tutti i post?». Quindi il tifoso interista aggiunse un pesante insulto ai milanisti, concludendo così: «Non prendetemi per scostumato e salutatemi Galliani quando la incontrate». Una tale provocazione comportava il rischio che quel newsgroup si trasformasse in un angolo di becerume; perciò, con grande senso di responsabilità e allo scopo di stemperare le tensioni, Suma ritenne di dover intervenire per spendere parole di buon senso e serenità. Dunque, in un messaggio delle ore 1.55, recante l'indirizzo di posta elettronica suma@milanchannel.com (chiunque volesse, può inviargli una mail per rivolgergli i dovuti complimenti), egli scrisse: «E salutami anche Ligabue: quello di una Vita da Mediocre. La vostra vita. Avete costruito una storia su due anni di mini-ciclo a meta (senza accento nel testo, ndr) anni sessanta. Negli ultimi vent'anni avete vinto lo stesso numero di scudetti del Verona e della Sampdoria. Avete solo la bocca e non sapete neanche cosa sia il cuore. Vi innamorate del primo che passa per strada, Ronaldo, salvo poi stupirvi del trattamento che vi riserva. La nostra serie B? Siamo stati sulla croce della B e siamo risorti come gli Invincibili. Inferno e Paradiso. Per voi solo purgatorio, mediocri protagonisti di una VITA DA MEDIOCRE (sinonimo di Mediano). Ne parliamo senza sollecitazioni di B, perché ricordarcela è l'unica cosa che vi tiene in vita. Ma se il 5 maggio tutta l'Italia, ma proprio tutta, ha goduto, è proprio per questo. Siete una tifoseria mediocre e vigliacca che campa sulle disgrazie altrui, non sulle proprie imprese».

Bravo Suma, così deve comportarsi un giornalista responsabile, amante della verità prima di tutto. Ma che sa anche, contrariamente ai provocatori e ai cafoni, cosa siano un cuore e una bocca. E conta poco obiettare che l'interista Luca, nel suo messaggio, non avesse fatto il minimo riferimento alla serie B: certe cose vagano nell'aria, sono retropensieri cui si dà voce «senza sollecitazione». Inoltre, nessuno mai è morto di zelo, e a rispondere ai saluti inviati al capo (o sottocapo) non si fa che compiere il proprio dovere. Siamo certi che a Suma riserveranno eterna gratitudine i mediani milanisti: da Gattuso a Ambrosini, da Brocchi a Dalla Bona. Dal 23 agosto essi svolgono il loro lavoro colmi di un senso di gratificazione che mai avevano conosciuto nel corso di una carriera spesa a consumare rincorse affannose e ruvidi tackle. Per quanto ci riguarda, congediamo Mauro Suma raccomandandogli di salutarci Mariano Apicella; e di chiedergli se scriverà mai un brano dal titolo «Una vita da servo».

A proposito di auguri........




Buon compleanno, caro Galliani. Sentito, amichevole, rossonero e soprattutto meritato. Per tutti gli altri giorni dell'anno è lui a pensare, di giorno e di notte, a come fare sempre più grande il Milan. Oggi è giusto che sia lui il destinatario, e non il generatore, di tanti pensieri milanisti. Il 30 luglio 2007 è qualcosa di diverso. Qualcosa di più. Nel calcio ci sta tutto e bisogna farsi una ragione di tutto. Ma l'amministratore delegato milanista del Milan si nutre di emozioni positive più che di quelle negative.

E' vero che l'estate 2006 è stata pesante e la risalita sofferta, ma oggi nel giorno del suo compleanno Adriano Galliani ricorda altri momenti. Altre situazioni. Bruxelles, ad esempio, quando capisce che il gol di Kakà qualificherà il Milan fra le prime sedici d'Europa riportandolo al suo posto e prende per mano alla fine della partita suo figlio Gianluca. Monaco di Baviera, quando il fischio finale del match lo immortala in una espressione beata. Atene, quando il destino del calcio si manifesta in tutta la sua giustizia.

Adriano Gallliani fa e vive il Milan ogni giorno con amore. Ed è disposto ora e sempre a fare qualsiasi cosa per il Milan. Qualsiasi cosa. Senza perdere mai il filo del discorso, del gruppo, quella patina familiare che ispira con convinzione e di cui la squadra si alimenta. Già, la squadra. Al termine di Milan-Manchester, la partita perfetta, all'uscita da S.Siro, il virgolettato del festeggiato di oggi era stato: "Capito perchè li tengo tutti sempre tutti fino alla fine? Perchè poi ci regalano imprese del genere". E oggi sono loro, i campioni d'Europa, i primi a fargli gli auguri.

TanTi AuguRi


Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più in la
sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha
la mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai
il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai.
Ma girando la mia terra io mi sono convinta che
non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
com’è bello far l’amore io son pronta e tu...
tanti auguri, a chi tanti amanti ha
tanti auguri, in campagna ed in città.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu
e se ti lascia lo sai che si fa...
trovi un altro più bello, che problemi non ha.

Tutti dicono che l’amore va a braccetto con la follia
ma per una che è già matta tutto questo che vuoi che sia
tante volte l’incoscienza è la strada della virtù
litigare, litigare per amarsi sempre di più.
Ma girando la mia terra io mi sono convinta che
non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
com’è bello far l’amore io son pronta e tu...
tanti auguri, a chi tanti amanti ha
tanti auguri, in campagna ed in città.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu
e se ti lascia lo sai che si fa...
trovi un altro più bello, che problemi non ha.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
com’è bello far l’amore io son pronta e tu...
tanti auguri, a chi tanti amanti ha
tanti auguri, in campagna ed in città.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu
e se ti lascia lo sai che si fa...
trovi un altro più bello, che problemi non ha.
trovi un altro più bello, che problemi non ha.
trovi un altro più bello, che problemi non ha

sabato 28 luglio 2007

Whisky Facile


Hich…
Hich…

”Hey Freddy, tu bevi da morir
Non pensi all’avvenir?
Ma chi te lo fa far…?”

Non sapete chi sono?…”NO”
Non sapete chi sono?…”NO”
Non sapete chi sono?…”NO”

Sono Freddy dal whisky facile,
Son criticabile ma son fatto così.
Non credete, non sono un debole,
M’han fatto abile, e la guerra finì.

Se c’è una cosa che mi fa tanto male è
L'acqua minerale!
Miracolosa sarà, ma per piacere io
Non la posso bere!

Perdonate se ho il whisky facile,
Son sempre amabile,
Pur se bevo così.

Se c’è una cosa che mi fa tanto male è
L'acqua minerale!
Per stare bene io bevo alla mattina
La nitroglicerina

Perdonatemi se ho il whisky facile,
Son sempre amabile,
Pur se bevo così.

Sissi ri siri…

Non mi correggo,
No…non mi tentate!
Altre persone si son provate!
Scusate tanto,
Se ho il whisky facile!



Una delle mie preferite!

Ciao ciao

venerdì 27 luglio 2007

La Strana Famiglia


Vi presento la mia famiglia
non si trucca, non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia,
anche se soffriamo molto
noi facciamo un buon ascolto
siamo quelli con l'audience più alto.

I miei genitori due vecchi intronati
per mezz'ora si sono insultati
a "C'eravamo tanto amati",
dalla vergogna lo zio Evaristo
si era nascosto, povero Cristo,
lo han già segnalato a "Chi l'ha visto?".

Il Ginetto dell'Idroscalo
quando la moglie lo manda a "fanculo"
piange in diretta con Sandra Milo,
per non parlare di mio fratello
che gli han rotto l'osso del collo
ora fa il morto a "Telefono giallo".

Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.

E giù in Aspromonte c'ho dei parenti,
li ho rivisti belli contenti
nello "Speciale rapimenti",
mentre a Roma c'è lo zio Renzo
che è analfabeta ma ha scritto un romanzo
è sempre lì da Maurizio Costanzo.

E la fortuna di nonna Piera
che ha ucciso l'amante con la lupara
ha preso vent'anni in "Un giorno in pretura";
mio zio che ha perso la capra in montagna
che era da anni la sua compagna
ha fatto piangere anche Castagna.

Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.

E poi chi c'è? Ah già, la Tamara
un mignottone di Viale Zara
che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara,
e alla fine c'è nonno Renato
che c'ha l'AIDS da quando è nato
ha avuto un trionfo da Mino D'Amato.

Vi ho presentato la mia famiglia
non si trucca non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia.
Il bel paese sorridente
dove si specula allegramente
sulle disgrazie della gente.

Come ti chiami, da dove chiami,
stiam diventando tutti scemi,
pronto, pronto, pronto stiam diventando tutti coglioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.




Giorgio Gaber

ASTROFISICA DELLE MENTI


«Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima».
Albert Einstein

Il Gorilla


Sulla piazza d'una città
la gente guardava con ammirazione
un gorilla portato là
dagli zingari d'un baraccone
Con poco senso del pudore
le comari di quel rione
contemplavano l'animale
non dico come non dico dove
attenti al gorilla!
D'improvviso la grossa gabbia
dove viveva l'animale
s'aprì di schianto non so perchè
forse l'avevano chiusa male
La bestia uscendo fuori di là
disse "quest'oggi me la levo"
parlava della verginità
di cui ancora viveva schiavo
attenti al gorilla!
Il padrone si mise ad urlare
"il mio gorilla, fate attenzione
non ha veduto mai una scimmia
potrebbe fare confusione"
Tutti i presenti a questo punto
fuggirono in ogni direzione
anche le donne dimostrando
la differenza fra idea e azione
attenti al gorilla!
Tutta la gente corre di fretta
di qua e di là con grande foga
si attardano solo una vecchietta
e un giovane giudice con la toga
Visto che gli altri avevan squagliato
il quadrumane accellerò
e sulla vecchia e sul magistrato
con quatro salti si portò
attenti al gorilla!
"Bah, - sospirò pensando la vecchietta -
ch'io fossi ancora desiderata
sarebbe cosa alquanto strana
e più che altro non sperata"
"Che mi si prenda per una scimia -
pensava il giudice con il fiato corto -
non è possibile, questo è sicuro"
Il seguito prova che aveva torto
attenti al gorilla!
Se qualcuno di voi dovesse
costretto con le spalle al muro
violare un giudice od una vecchia
della sua scelta sarei sicuro
Ma si da il caso che il gorilla,
considerato un grandioso fusto
da chi l'ha provato, però non brilla
nè per lo spirito nè per il gusto
attenti al gorilla!
Infatti lui sdegnando la vecchia
si dirige sul magistrato
lo acchiappa forte per un' orecchia
e lo trascina in mezzo ad un prato
Quello che avvenne fra l'erba alta
non posso dirlo per intero
ma lo spettacolo fu avvincente
e la suspance ci fu davvero
attenti al gorilla!
Dirò soltanto che sul più bello
dello spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello
negli intervalli gridava mamma
Gridava mamma come quel tale
cui il giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un pò originale
aveva fatto tagliare il collo!
attenti al gorilla!
(F.De Andrè-G. Brassens)
Ciai ciao

FIUME SAND CREEK


Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio di un temporale

C'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek

(Fabrizio De André, tratto da Fiume Sand Creek)

Fiume Sand Creek racconta dello sterminio di un popolo che si chiama Indiani d'America. L'episodio descritto è un piccolo massacro di un centinaio di donne, bambini e vecchi - i guerrieri erano a caccia - perpetrato da un certo colonnello Chiwington, il quale, per questo e altri meriti patrii, fu poi insignito di varie onorificenze e fu eletto al Senato degli Stati Uniti.

Nel 1992, anno delle Colombiane, Genova festeggiò con un'esposizione e lavori per svariati miliardi i cinquecento anni della scoperta dell'America: De André venne invitato a partecipare e a esibirsi con Bob Dylan, ma rifiutò il benché minimo coinvolgimento, ricordando anzi lo sterminio degli Indiani d'America.

giovedì 26 luglio 2007

Chi sono andato a sentire?


Massimo IntropidoClasse 1967 è fondatore di Ricerca Finanza. Ha ricoperto diversi incarichi in alcuni importanti istituti di credito prima di diventare responsabile dell'ufficio studi di Consors OnLine Broker Sim. Nel 2003 ha fondato Ricerca Finanza, per portare al mercato finanziario italiano un metodo ed una competenza nuovi, affidabili ed accessibili. E' socio ordinario SIAT (società italiana di analisi tecnica), per la quale ha svolto e svolge prestigiosi incarichi, e dell'AIF (Associazione Italiana Formatori). E' ospite ed ideatore di importanti trasmissioni finanziarie radiofoniche e televisive. Nel 1998 ha vinto il prestigioso premio "Le tre frecce d'Argento della Finanza".
Ma c'era anche "mister finanza"?
Ciao ciao

DIGESTIVO ANTONETTO


Spaghetti, pollo peperoni

tre polpette, sei bigné,

lo stomaco è pesante,

non ne posso più.


CALMA COL CIBO, MA QUANDO OCCORRE

POSSO RIMEDIARE COL DIGESTIVO ANTONETTO.


E' comodo da prendersi,

senz'acqua quando vuoi

nànànànànà


INDOVINELLO: chi cantava questa canzone nel famoso spot anni '80? Su quale melodia famosa si basava la canzonetta?

mercoledì 25 luglio 2007

RIFLESSIONI SUL MONDO (FELICE)


Dopo quasi quattro mesi, è giunto il momento di fare un primo bilancio di questo blog. Probabilmente l'idea iniziale (vedi primo post in assoluto, datato 4 aprile 2007) è andata un po' sfumandosi nel corso del tempo, lasciando spazio all'istinto di ognuno. Difficile trovare un filo conduttore: di cosa parla realmente questo sito? Qual è la filosofia che lo sorregge? La disuniformità dei post è lampante: si spazia dal calcio alla finanza, dalla musica alle citazioni (colte o meno), dal trash all'attualità alle varie ed eventuali. A essere magnanimi si potrebbe definire il tutto uno "zibaldone di pensieri" di leopardiana memoria. Ma, a essere più realisti, il risultato assomiglia di più a un'accozzaglia di idee alla rinfusa, talvolta in completo contrasto tra loro. Certo, spesso (ma non sempre) queste idee sono originali, e spesso (ma non sempre) anche graficamente appetitose. Il problema però rimane: intendiamo proseguire su questa via oppure indirizzarci verso qualcosa di diverso? Cioè: il nostro Mondo Felice continuerà a essere un calderone di riflessioni sparse oppure vogliamo farlo diventare qualcosa di più omogeneo nei contenuti?

La cosa che più addolora (come una spada nel costato, ahi) è aver assistito al progressivo abbandono di molte persone, inizialmente entusiaste del progetto ma che strada facendo si sono sottratte, quasi incuranti dell'evoluzione del sito.

Questa è la volta buona per dire ciò che piace e ciò che non piace, e come s'intende (e se s'intende) proseguire.

LIBERTANGO


Il tango di Piazzolla è per definizione il "groppo in gola", la lacrima silenziosa dell’emigrante, "dell'uomo lontano". Di qui lo struggimento, a parte gli aspetti più folk, più patinati. Il suo tango è il canto del cuore, la ricerca di un amore che non c'è e di un'illusione d'amore da fabbricare anche nell'arco di una notte… La parola passione riporta a un'immagine ardente e violenta, ma con il tango di Piazzola la passione più potente diviene quella arricchita dalla meditazione.

ARRIVEDERCI AMORE, CIAO


Insieme a te non ci sto più,
guardo le nuvole lassù...
cercavo in te-e-e-e le tenerezze che non ho,
la comprensione che non so
trovare in questo mondo stupido.
Quella persona non sei più,
quella persona non sei tu....
finisce qua-a-a-a
Chi se ne va che male fa?
Io trascino negli occhi
dei torrenti di acqua chiara
dove io berrò..
io cerco boschi per me
e vallate col sole
più caldo di te...


Insieme a te non ci sto più,
guardo le nuvole lassù...
e quando andrò-ò-ò...
devi sorridermi se puoi,
non sarà facile ma sai
si muore un po per poter vivere...
Arrivederci amore ciao,
le nubi sono già più in là...
finisce qua-a-a-a
Chi se ne va che male fa?


E quando andrò-ò-ò...
devi sorridermi se puoi,
non sarà facile ma sai
si muore un po per poter vivere...


Arrivederci amore ciao,
le nubi sono già più in là...
Ciao ciao.

12 Agosto


Spettacolo, Lodi al sole, il libretto,
il giorno del mio compleanno
in Piazza della Vitoria!
Ciao ciao.

martedì 24 luglio 2007

CIAO CIAO


Ritorno al mare dove ho sognato con te
e sembra dirmi ciao. Ciao, ciao!

Rivedo ancor i vecchi amici che ho
e mi salutano. Ciao, ciao!

E sulla spiaggia limpida non è cambiato niente.
Sotto il sole caldo io ti cerco tra la gente,
so che ci sei.
Ecco mi hai vista, e tu
mi vieni incontro correndo,
e stai sorridendomi.
Ciao, ciao! Grido chiamandoti.
Ciao, ciao! Amore abbracciami.
Ciao, ciao! Sono tornata da te.
Ciao, ciao!

Tu non lo sai con quanta ansia aspettai
di rivedere te. Ciao, ciao!
Ora di te non voglio perdere mai
neanche un attimo. Ciao, ciao!

Diventeranno facili i baci dell'estate.
Passeremo insieme cento ore innamorate,
ma poi verrà
il giorno che partirò
Alla stazione verrai,
la mano tu agiti.

Ciao, ciao! Io sto per piangere.
Ciao, ciao! Il treno va io grido.
Ciao, ciao! Non ti scordare di me.
Ciao, ciao!

Strumentale (Tu non lo sai.)
Ciao, ciao!
Strumentale (Ora di te non.)
Ciao, ciao!

Diventeranno facili i baci dell'estate.
Passeremo insieme cento ore innamorate,
ma poi verrà
il giorno che partirò.

Alla stazione verrai,
la mano tu agiti.
Ciao, ciao! Io sto per piangere.
Ciao, ciao! Il treno va io grido.
Ciao, ciao! Non ti scordare di me.
Ciao ciao.

(Petula Clark, Ciao ciao)

Waka Putanga


In d'una furesta del centro Katanga,
gh'era la tribù dei Waka Putanga
l'era una tribù de neger del menga
grand e ciula e bala biott.
Al gran capo Batubalalunga
ghe piaseva la dona bislunga
el g'aveva una mièè rutunda
el se lamentava inscìì:
O Waka Putanga, o Waka Putanga,
ma varda che rassa de dona balenga
v'ona di dòò o se la se slunga
o si no mi la vòri no!
El gran capo Batubalalunga la ciappà un stremizi de fiunda
l'ha piassada in del centro Katanga
pòò l'ha dìì adess vardèè cusa fu!
La ciamà la sua dona rutunda
e l'ha piazzada in del fund de la fiunda
pòò el g'ha dàà una pesciada tremenda
e l'ha mandada a finìì a Cantù
Oh, Waka Putanga, oh Waka Putanga
intant che la vula, sta dona balengala
fà una streguneria tremenda
sichhè d'incòò dai Waka Putanga ghe tira pùù
In d'una furesta in del centro Katanga,
g'hera la tribùù dei Waka Putanga,
l'era una tribùù de neger del menga,
adess l'è una tribùù de' cùù.



Ciao ciao.

lunedì 23 luglio 2007

OH OH OH-OH OH OH-OOOOOOOOOOH


Voglio chi mi esalta
Voglio avere un John Travolta che mi preghi di insegnargli il Rock and Roll.
Insomma voglio l'impossibile, un divano sommergibile per fare un tuffo nell'assurdità.
Ma per fortuna mi son sognato addosso
e i miei sogni chi me li asciugherà?

(I gatti di vicolo Miracoli, Capito!?)

sabato 21 luglio 2007

LA GRANDE ABBUFFATA


Prosciutto e melone crema di zabaglione
funghi acetosi ministri accidiosi
la pancia borbotta e inizia la lotta.
Di destra sinistra centro e di lato
vanno a cozzare al pari di uno iato:
serrate le fila del parlamento
stanotte potremo placare il tormento.
Topazi e minestre ben assortite,
gioielli regali e tre Margherite
ci aspettano in fondo proprio laggiù
scortati in divisa da sette auto blu.

jiro

giovedì 19 luglio 2007

L'ARIA COMPRESSA NEL CERVELLO


E' bello avere l'aria compressa nel cervéllo,
si fluttua leggèri nel cièlo sènza ombréllo
si fanno ghirlande di fiori d'ortica
si plana fèlici sulla tua fica.
jiro

SONG TO THE SIREN


Hear me sing, "Swim to me, Swim to me, Let me enfold you:
Here I am, Here I am, Waiting to hold you".

Tim Buckley, Song to the siren

Come gira il mondo

Pecuniae obediunt omnia!


(Ecclesiaste, X, 19).

Tutto obbedisce al denaro.

E' una verità dolorosa, ma innegabile.
E' il credo di buona parte dell'umanità:

"Io credo nella Zecca onnipotente
E nel figliuolo suo detto Zecchino,
Nella Cambiale, nel Conto corrente,
E nel soldo uno e trino...".
(Giusti, Gingillino, 145)
La ricchezza è il vero nervo degli affari. Lo afferma Diogene Laerzio, storico vissuto nel terzo secolo avanti Cristo (Storie, IV, 7, 3).
Ciao ciao

DORMI LIU'



Dorme la corriera
dorme la farfalla
dormono le mucche
nella stalla

il cane nel canile
il bimbo nel bimbile
il fuco nel fucile
e nella notte nera
dorme la pula
dentro la pantera

dormono i rapresentanti
nei motel dell'Esso
dormono negli Hilton
i cantanti di successo
dorme il barbone
dorme il vagone
dorme il contino
nel baldacchino
dorme a Betlemme
Gesù bambino
un po' di paglia
come cuscino
dorme Pilato
tutto agitato

dorme il bufalo
nella savana
e dorme il verme
nella banana
dorme il rondone
nel campanile
russa la seppia
sul'arenile
dorme il maiale
all'Hotel Nazionale
e sull'amaca
sta la lumaca
addormentata

dorme la mamma
dorme il figlio
dorme la lepre
dorme il coniglio
e sotto i camion
nelle autostazioni
dormono stretti
i copertoni

dormono i monti
dormono i mari
dorme quel porco
di Scandellari
che m'ha rubato
la mia Liù
per cui io solo
porcamadonna
non dormo più


Stefano Benni

mercoledì 18 luglio 2007

Scadenza Derivati

Venerdì 20/07/07 è giorno di scadenza dei contratti
IDEM Stock Futures (ISF) e options con scadenza luglio
trattati sul mercato IDEM.

FUTURES (ISF)

Qualora nel portafoglio fossero presenti tali tipologie di contratti,
sarà possibile effettuare il roll over chiudendo le posizioni prima
della scadenza (entro le ore 9.05 di venerdì) e riaprendole sulla scadenza
successiva. Eseguire le due normali operazioni di
acquisto/vendita attraverso le piattaforme di trading.

Nel caso in cui le suddette operazioni non fossero eseguite, le
posizioni giunte a scadenza verranno liquidate mediante consegna fisica
dei titoli; il prezzo di regolamento è dato dal prezzo di apertura del
titolo nel giorno di scadenza.

OPTIONS (INDEX OPTIONS e ISOALFA)

Alla data di scadenza le opzioni in the money presenti in portafoglio
verranno automaticamente esercitate al prezzo di regolamento (valore dell'indice
calcolato sui prezzi di apertura degli strumenti finanziari che lo compongono
rilevati il giorno di scadenza per le index options e al prezzo dell'azione
sottostante il contratto rilevato l'ultimo giorno di contrattazione per le ISOALFA).

Per quanto riguarda le opzioni out of the money, verranno abbandonate
in automatico.

La liquidazione per le index options avviene per contanti, mentre per le
ISOALFA avviene mediante consegna fisica dei titoli.

Ricordiamo che si può anche chiudere autonomamente le posizioni
presenti in portafoglio entro le 17.40 di giovedì per le isoalfa e entro
le 9.05 di venerdì per le index options, sarà cura eseguire
l'operazione di acquisto/vendita attraverso le piattaforme di trading.



Ciao ciao

MOGLI, BUOI (E CANTANTI) DEI PAESI TUOI


Un paio di mesi fa, i tifosi dell'Atalanta si ribellarono perché alla festa del centenario della società era stato invitato Gigi D'Alessio, cantante che con la realtà orobica c'entra come i cavoli a merenda. Al solito, i media crearono subito un caso: i bergamaschi sono razzisti, i bergamaschi odiano i terroni e via a snocciolare patetici luoghi comuni.

In pochi però hanno saputo analizzare la vicenda con un briciolo di senno e di buon senso. Tra questi, l'articolo che vi presentiamo, tratto dal sito Atalantini.it.

Felix potuit rerum cognoscere causas…

“Felice chi ha potuto conoscere le cause delle cose”

Bellissimo verso virgiliano. Il poeta antico, nativo di Mantova ma innamorato di Napoli (ehm), lo scrive nelle sue “Georgiche” alludendo al saggio epicureo che, illuminato dalla filosofia, è giunto a possedere le “rerum causas”, le cause delle cose.
Verso che moltissimi però, anche assai colti, spesso dimenticano.
Spesso e volentieri. Purtroppo.
Ultimo esempio in questi giorni. I tifosi atalantini hanno manifestato scarso gradimento verso l’ipotizzata presenza del cantante napoletano Gigi d’Alessio al concerto per il centenario della loro squadra. L’artista ha rinunciato. L’evento è stato cancellato. Sono giunte le scuse della società nerazzurra, una nota del d’Alessio medesimo e, prevedibile, il polverone mediatico: nobili e illuminate prese di posizione di sindaci, sindacalisti, intellettuali e scienziati bergamaschi contro la figuraccia che gli ultras (solo loro?) avrebbero fatto fare alla città.
E giù a dar dei razzisti retrivi.
Senza capire che la prossima volta, proprio a motivo dell’ennesima lezioncina poltically correct, potrebbe andare ancora peggio.
E senza chiedersi, naturalmente, le “rerum causas”.
Perché?
Perché la stessa curva che ama il nero Makinwa e il terrone Migliaccio in campo con la maglia dell’Atalanta, non vuole d’Alessio sul palco a celebrare l’Atalanta?
Forse converrebbe chiederselo, prima di emettere giudizi di disarmante scontatezza.
Bergamasco della diaspora, emigrato 35 anni fa, azzardo un’ipotesi (non certezze) per provare a rispondere.
Temo che lo scarso entusiasmo di parecchi Bergamaschi (mica solo degli ultras, date retta) all’idea del d’Alessio al centenario della loro dea, derivi anche da un sottile senso di disprezzo di cui, proprio in quanto bergamaschi, quei tifosi si sentono oggetto. Spesso, e lo dico perché lo vedo e lo sento, ciò che attiene a Bergamo è visto, da fuori, con malcelato senso di superiorità. Ci sono città e tifoserie che godono di buona, od ottima, stampa, e cui alla fine si perdona quasi tutto; e ce ne sono altre, come la nostra, che, a prescindere, vengono ritenute violente, incontrollabili, pericolose. E cui non si perdona quasi nulla. Pensate il derby romano interrotto un paio di stagioni fa; pensate i morti che hanno sulla coscienza le due tifoserie milanesi: eppure, vuoi mettere come sono cattivi quelli di Bergamo, che pure notoriamente non usano lame e non hanno mai fatto vittime?
La cosa, fra l’altro, non concerne solo l’ambito calcistico: un sorrisino pressoché di compatimento può di volta in volta riguardare, che so?, il dialetto bergamasco (sapido e argutissimo, ma altrove giudicato orribile e rozzo; mentre altri dialetti sono gratificati del titolo di “lingue”), l’operosità bergamasca (contrapposta nella sua basica serietà all’allegro arrangiarsi altrui) o la bergamasca iniziale sobrietà, quasi diffidenza, nei rapporti umani (cui risponde facile cordialità a latitudini diverse).
Questi pregiudizi, e non solo questi, il Bergamasco se li sente addosso. E alla fine credo pesino. Al punto magari da far scattare un orgoglio discutibile, certo, ma risentito, non razzista. O che, se mai, reagisce a un razzismo subìto.
Siamo, come tifosi, i più terribili di tutti (e non è vero)? Siamo, come gente, arretrati, chiusi, ottusi, capaci solo di lavorare e parlare un dialetto orribile (e non è vero)? Siamo i montanari della Val Brembana? Bergamini, muratori e nient’altro?
Bene. Benissimo. Però la nostra squadra e la nostra bandiera la festeggiamo noi, con i nostri cantanti e i nostri amici.
Tutti questi altri che ci sono superiori in tutto, per una volta, quella volta lì, non ce li vorremmo. Perché li sentiremmo imposti da fuori e sostanzialmente estranei ai nostri desideri e ai nostri sentimenti.
Pensare così è far fare una figuraccia alla città, come pretende l’intellighenzia che va in tribuna vip? Forse no. Forse è amarla e viverla per ciò che è. E per come è considerata.

(Secundus)

La Mia Vita

Video meliora proboque, deteriora sequor


(Ovidio, Metamorfosi, VII, 20)


Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori
Verso che rende bene la debolezza e le cattive inclinazioni dell' umanità.
Il Petrarca tradusse questo verso con uno altrettanto noto:

"Veggio il meglio ed al peggior m'appiglio".



Ciao ciao.

I GEMELLI DEL GOL (ELOGIO DELLA SPALLA)


Paolino Pulici ("Puliciclone" per Gianni Brera e "Pupi" per i tifosi del Toro) e Francesco Graziani (per tutti "Ciccio", anche prima della demenziale apparizione come allenatore del Cervia televisivo) hanno formato insieme una spietata macchina da gol, all'epoca del Torino "olandese" allenato da Gigi Radice.
Il loro destino è sempre andato di pari passo. Come se l'uno non potesse prescindere dall'altro. Non ci poteva essere Pulici senza Graziani; non ci poteva essere Graziani senza Pulici. A dimostrazione che un uomo può avere tutto il talento del mondo, ma se non ha una spalla sulla quale appoggiarsi diffiilmente potrà sfondare (a meno che il talentuoso in questione non sia Maradona o Giulio Cesare).
E il calcio è ricchissimo di questi esempi: immaginatevi Vialli senza Mancini; o Rivera senza Lodetti; o Platini senza Bonini.
Ma anche Franco senza Ciccio non sarebbe stato la stessa cosa, e così Ric senza Gian, e Gianni senza Pinotto. E Ollio senza Stanlio, Fiorello senza Baldini, Costanzo senza Bracardi, Cip senza Ciop, il Martini senza il ghiaccio, la casa senza la prateria, lo scemo senza il villaggio, Maria De Filippi senza amici, Mimì senza Cocò, Cècu senza Bagigia (e Lupatì e Ada la vuncia), e mì sensa de tì.

jiro

martedì 17 luglio 2007

EPITETI LODIGIANI


L'efficacia e l'incisività del dialetto parlato trovano realizzazione in un lessico denso e colorito, che offre, anche tramite l'uso di metafore ed eufemismi, una vastissima gamma di possibilità espressive. Soprattutto nel mondo degli epiteti, abbiamo a disposizione un catalogo sconfinato (da quello più esplicito e lapidario a quello più sottilmente figurato, da quello spietato a quello simpaticamente evocativo), che ci consente di tagliare abiti su misura ai destinatari dei nostri giudizi e delle nostre "condanne". Il "prontuario" che segue propone per ogni gruppo una serie di epiteti dialettali esposti in ordine alfabetico, e non in ordine di coloritura o intensità, poiché queste dipendono dal contesto del discorso, dalle caratteristiche delle persone "colpite", oltre che dalla sensibilità e dalla fantasia di chi li sceglie.


avaro, spilorcio, taccagno, tirchio: avàr, macapiög, pìcul, piög, piugiatìn, piugiatón, piugìn, piugión, spacaghéi, spilòrc, spilòrciu, spilurcìn, spilurción, spìn, spìna, stamégna, tacàgn, tegnìn, tegnón.

bugiardo, frottolone, raccontafrottole, impostore, sballone, millantatore: bagulón, balìsta, balutón, bavéla, bavelón, buŝàrd, buŝardón, buŝión, caciabàle, caciadù, caciadùr, cación, cüntabàle, Giuàn balòta, impustùr, impusturàs, impusturél, impusturón, ŝbragión, ŝbrulón, ùpa, upón.

cattivo, malvagio, spregiudicato, spudorato, tipaccio, tremendo, diavolaccio: acidént, baldacàn, brubrù, caimàn, calìfu, capitàl, carugnàsa, carugnón, catìu, catìv, còcu de bìgnu, daviacül, gràm, laù, malcagàd, pelàia, rutincül, sacramentàd, sacranón, tipàs, treménd, vergugnùŝ.

disgraziato, catorcio, malmesso, male in arnese, malconcio: caréta, catanài, difetàd, diŝgrasiàd, malcùns, malingambàd, malmìs, sacramentàd, sancagnàd, sangagnàd, sasinàd, scalcagnàd, scalcinàd, scròsula, strapelàd, strapelént, taruchént.

disordinato, confusionario, pasticcione, disorganizzato, arruffone, indisciplinato, trasandato, sbadato, scapigliato:barlafüŝ, berlafüŝ, bestrügión, bugigión, caŝinìsta, cunfüŝiunàri, diŝurdinàd, fanciò, impiàster, impiastràd, masapelemàngia, paciügón, pastìs, pastisón, pastrügnón, rabatón, rénciu, ŝavài, ŝbaravài, ŝbüdelént, scaviàd, scavión, spenaiàd, spenaiént, stragión, stranfugnón, strapelón, ŝügn, ŝügnón, traitralà, uchìn, ucón.

fannullone, ozioso, dormiglione, pigrone:canéta de véder, cilanón, deŝaviàd, durmignón, fanigutón, fanigutùna, fencìs, giavàna, làna, lanón, leŝnón, linùŝa, lurgnón, pelàndra, pelandrón, runfegón, runfón, ŝalàndru, scansafadìghe, schìva, ŝdurmignón, ŝlàndra, usiùŝ, vaiàn, vaianón, vaianùna.

ficcanaso, sputasentenze, saccente, saputello, curiosone, impiccione: aucàt, aucatìn, aucatón, betònega, ciciaréta, curiuŝón, naŝüsón, pucianàŝ, ravanón, ŝabéta, ŝguardignón, tambüŝnón.ignorante:àŝin de ciùncia, büba, gnurànt, gnurànt 'me 'na büba, gnurànt 'me un bö, gnurànt 'me una gàba, gnurantón, gurguàn, ignurànt, indré de scritüra, inteligénsa, tamàu, tavàn.

incapace, inetto, inadatto, sprovveduto, imbranato, impacciato, schiappa, maldestro, dappoco: barlafüŝ, berlafüŝ, bidón, bigaröl, bón no, bròch, buión, buldrìgh, caciavìd(e), canél, canelüs, canón de stüa, capelìna, capelón, ciànfer, ciòd, diŝàster, fanciò, gurguàn, imbastìd, imbranàd, indurmént, interdèt, intrégh, legnùŝ, lòfi, lügànega, mèrlu, negàd, nuelón, pastrügn, pastrügnón, pelabròche, pelàndra, pelandrón, pelegrìn, pigòt, pigutón, pulàster, ŝbaravài, scalfaròt, scalsacàn, scarpón, scàrs, scartón, s'cépa, s'cepón, stàsso, stràs, ŝügn, ŝügnón, tamàu, taravél, tarél, tavàn, tòni, tripé, turutùru, uchìn, ucón.

noioso, tedioso, fastidioso, insistente, prolisso, petulante, maldicente, lagnoso, brontolone, rompiscatole, importuno, pedante, querulo: barbutón, befàna, bruntulón, cavafiàt, ciciò, crìtich, crucànt, fastidiùŝ, féta, fetaröl, fetón, fétu, gratacül, impiàster, lùngh, martél, menalàt, menalàt, menaròst, menaturón, nuiùŝ, paciafiànchi, pédegh, perpétua, peŝafùm, peŝànt, pètula, piàtula, preciŝìna, ràcula, ragò, rangugnón, ràŝa, ratelón, ròla, ròst, rumpibàle, ŝlenguasón, spacabàle, stüa, sufìstegh, tàrma, töcör, töfiàt, tòsegh, tuntugnón.

pauroso, pavido, tremebondo, irresoluto, indeciso: cagadübi, indecìŝ, pagürón, pegurón, schitón, spaventón, stremìd, tremebùnd.
pettegolo, diffamatore, chiacchierone, chiacchierino, ciarlone, mormoratore, linguacciuto, sboccato:badavéla, bagulón, baŝletìn, betònega, bucagnón, buchignón, ciciabèga, ciciaréta, ciciaréta baŝacül, ciciarìn, ciciarón, ciudón, de bùca làrga, gaŝèta, lavacül, lavandé, lavandèra, léngua, perpétua, petégul, petégula, ŝabéta, safagnón, sèrva, ŝlapargión, ŝlapetón, ŝlenguasón, ŝlenguasüd, sparlución, tacabutón, tàcula.

superficiale, leggero, fatuo: cénciu, ciciuféla, farfalìn, farfarélu, fàt, fatón, ganivél, legèr, legerìn, legeròt, parpaìna, scemìn, titòla, titulón.villano, zotico, rude, bifolco, grossolano:badìla, badilón, berlòch, bertuldón, bestión, bifùlch, famèi, gabanél, gagiòt, gàgiu, gagiutón, giù a la bùna, grusulàn, gùnŝul, materiàl, nustranón, nustranòt, paiŝ àn, paišanón, rüvid, traitralà, urdinarión, urdinariòt, vilàn, vilanüs.

ER SAMURAI


La parola giapponese samurai (侍) deriva da un verbo, saburau, che significa servire o tenersi a lato ed indica un guerriero del Giappone feudale. Un termine più appropriato sarebbe bushi (武士, letteralmente: guerriero), che risale al periodo Edo.
Attualmente il termine viene usato per indicare la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli ashigaru o i fanti). I samurai che non servivano un daimyō o perché era morto o perché ne avevano perso il favore, erano chiamati rōnin.
I samurai costituivano una classe colta, che oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu o lo shodō. Col tempo, durante l'era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare. Verso la fine dell'era Tokugawa, i samurai erano essenzialmente burocrati dello shōgun, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali. Con il Rinnovamento Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale. Ciò nonostante, il bushidō, rigido codice d'onore dei samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento che parallelamente, nelle società occidentali, è costituito da principi etici di derivazione religiosa.

(Tratto da Wikipedia)

ATTENZIONE!

Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo.


(Virgil, Eneide, VII, 312)


Se non potrò commuovere gli dèi celesti, moverò Acheronte, ossia l'inferno.

-Sono parole di Giunone, moglie di Giove, sdegnata e furiosa per vedersi superata da un fragile mortale: Enea.
La frase esprime la risoluzione di giungere, con qualsiasi mezzo, ad un preciso scopo:
-"Se il cielo non mi esaudirà, metterò l'universo a soqquadro".



Ciao ciao.

lunedì 16 luglio 2007

IL MIGLIORE AMICO


"Un amico si riconosce nel momento del bisogno".

MANIFESTO BLUES


«Datemi una bistecca quando avrò fame, un whisky quando avrò sete, una bella signora con cui dividere la vita e il paradiso».

(Robert Johnson)

THE FUTURE


"Non dateci i pesci. Insegnateci a pescare"

(Malcom X)

Il Temporale

A me piace il brutto tempo, lascia stare il mese di luglio
quando è un po' che non piove mi viene da vomitare
solo se piove sono allegro
perché il più grande amore che ho avuto fin'ora
se devo essere sincero è venuto giù dal cielo
un giorno che era brutto e nero


Era il mese di novembre, una sera di quelle
che tuonava e pioveva con i fulmini in cielo
la mia vicina mi suona
in camicia da notte mi dice "per piacere
sono a casa da sola, sola e senza marito
mi tenga qui che ho paura!


Sà com'è - mi dice - mio marito è uscito
per andare in giro a vendere proprio quegli affari lì
come si chiamano?... parafulmini
tutte le volte che il signore fa piovere e tuonare
lui mi pianta qui in casa perchè deve andare
a fare il suo giro per la ditta".


"Benedetto Franklin che inventò il parafulmine"
io le dicevo e la baciavo
e poi l'amore ha fatto il resto
Tu che vai in giro a piantarne dappertutto
dovresti piantarne qualcuno anche qui
sopra il tuo tetto di pastafrolla


Quando le nuvole in cielo con i tuoni e i fulmini
sono andate più in là, lei salta su dal letto
e mi diceva "ora va meglio"
Ha raccolto i suoi stracci poi è andata di là
e mi ha dato appuntamento per il primo temporale
"per quando torna la bufera".


Io non so cosa succede, ma è già qualche mese
che non abbasso più gli occhi, che guardo sempre il cielo
Sto lì a guardare se c'è una nuvola
che vada a scontrarsi con le altre da basso
vado a vedere le previsioni alla televisione
ma non l'ho più vista nella zona


Qul cazzone d'un marito ha fatto tanti soldi,
ha venduto quel giorno tanti pezzi di ferro
che è diventato milionario
e sono andati da soli a far la vita dei signori
in un posto che non so come si chiama, però
comunque lì non piove mai


Adesso io spero soltanto che quando sto cantando
le fischino le orecchie e le sembri che sul tetto
stia venendo giù ancora il diluvio
e che dica al marito che uno dei tanti giorni
in cui lui stava facendo i soldi
ci fu per lei il colpo di fulmine.


(Svampa-Brassens)



Ciao ciao.

sabato 14 luglio 2007

UN VOLO A PLANARE


Non sono una signora
una con tutte stelle nella vita.
Non sono una signora
ma una per cui la guerra
non è mai finita


(Loredana Berté, Ivano Fossati- Non sono una signora)

ZANG TUMB TUMB


Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUM ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagiarlo all’infiniiiiiito nel centro di quel zzzang tumb tum spiaccicato (ampiezza 50 kmq) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia.

(Filippo Tommaso Marinetti, Zang Tumb tumb)

venerdì 13 luglio 2007

SFONDACERVELLO


Il cubo di Rubik (o cubo magico) è un celebre rompicapo inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nel 1974.
Il cubo di Rubik è composto da 26 cubetti esterni ed un "cubetto invisibile" interno in cui risiede il meccanismo che permette la rotazione dei piani in tutte le direzioni.
Lo scopo del gioco è di risalire alla posizione originale dei cubetti portando il cubo ad avere per ogni faccia un colore uguale. Il cubo può assumere ben 43.252.003.274.489.856.000 combinazioni possibili, solo una delle quali è quella corretta.
Fu inizialmente progettato da Rubik a scopi didattici e all'inizio si diffuse solo tra i matematici ungheresi, interessati ai problemi statistici e teorici che il cubo poneva. Qualche anno più tardi un matematico inglese scrisse su quest'oggetto un articolo che portò la sua fama fuori dai confini dell'Ungheria. Nel giro di pochi anni, il cubo di Rubik invase i negozi europei ed americani, diventando il rompicapo più venduto della storia.
Nel solo 1982 ne furono venduti oltre 100 milioni di pezzi e Rubik divenne il cittadino più ricco del suo paese.
Ancora oggi si svolgono veri e propri Campionati del Mondo nel quale i concorrenti, che giungono da ogni parte del pianeta, si sfidano nel ricomporlo nel minor tempo possibile.
Ad oggi il record del mondo nella singola risoluzione in competizioni ufficiali appartiene a Thibaut Jacquinot che lo ha risolto in 9.86 secondi durante gli Open di Spagna 2007 tenutisi a Murcia (Spagna) il 5 maggio 2007, mentre il record nella media di 5 cubi appartiene a Yu Jeong-Min con 11.76 secondi, record ottenuto durante i KCRC Championship 2007 tenutisi a Seul (Corea del Sud) il 7 gennaio 2007.

giovedì 12 luglio 2007

LA MASCHERA


La maschera è un artefatto che si indossa per ricoprire l'intero viso o solamente gli occhi.

Puttana te


A quei tempi io vivevo sulla luna
i piaceri di questo mondo non potevo goderli
seminavo le violette e cantavo per l'uva
e prendevo in casa tutti i gatti vagabondi
Ah ah ah ah puttana te
oh oh oh oh oh povero me!
Un giorno che sento grattare sulla porta
prendo su e vado ad aprire "avanti un altro gatto"
la pantera che stavo per prendermi in casa
eri tu, eri proprio tu.
Ah ha ha ha .....
Gli occhi tagliati e color limonata
hai messo sul mio cuore le tue zampe di velluto
meno male che la schiena non l'avevi pelosa
e cose da scoprire non ce n'erano più.
Ah ha ha ha .....
Sui confini del mio mondo di poesia
sei andata a spasso con il fuoco dei tuoi vent'anni
e per me, per i gatti, per i fiori tu, brutta strega
solo tu hai potuto fare e disfare.
Ah ah ah ah .....
Ma il tempo passa e dopo tutto
anche il nostro amore se ne stava andando
sputavi sui fiori, hai bruciato la mia chitarra
e facevi le torture ai gatti.
Ah ah ah ah .....
Quando hai svuotato tutta la mia crdenza
brutta strega e brutta sporcacciona che non sei altro
sei andata di corsa e per un pezzo di carne
a stenderti a letto con il macellaio.
Ah ah ah ah .....
Non potevo più sopportarti, l'abbiamo finita
ho smesso di godere dei piaceri del mondo
sono tornato su per vivere da solo sulla luna
con i miei gatti, i fiori e le mie canzoni.
(Svampa-brassens)
Ciao ciao.

El cavadent


Poesia dedicata a due nostri amici...

Ma saal, sur rima in lella, che a dì pocch
el meritta da vess casciaa in galera?
Asen fottuu, ch'el vaga strappà i sciocch
e minga a strappà i dent in sta manera.

Per cavamm on dent guast, tramm tutta in tocch
la gengiva e on bon quart de
restelléra?
Ah sur Lella! ona porca de tarocch
pesc de lu no la gh'è propri davvera.

Soo che parland di strappadent in massa
se diseva ona voeulta che costor
o che strappen el dent o la ganassa;

ma lu, sur Lella, per no avegh la flemma
de fà vuna di dò come fan lor,
el strappa la ganassa e i dent insemma.

(Carlo Porta, El cavadent)


Traduzione:

Ma lo sa, signor rima in lella, che a dir poco
merita di essere cacciato in galera?
Asino fottuto, che vada a strappare i ciocchi
e mica a strappare i denti in questa maniera.

Per cavarmi un dente guasto, ridurmi tutta in pezzi
la gengiva e un buon quarto di rastrelliera?
Ah signor Lella! Un porcaccione
peggio di lei non c'è proprio davvero.

So che parlando degli strappadenti in massa
si diceva una volta che costoro
o che strappano il dente o la ganascia;

ma lei, signor Lella, per non aver la flemma
di fare una delle due (cose) come fan loro,
strappa la ganascia e i denti insieme


Ragazzo di strada


Io sono quel che sono: non faccio la vita che fai. Io vivo ai immagini della città, non vivo come te. Io sono un poco di buono. Lasciami in pace perché sono un ragazzo di strada, e tu ti prendi gioco di me.

mercoledì 11 luglio 2007

Eppur sto pover coeur l'è chì ancamò per lù


...E per tri mes de fila
E squasi tutt i dì
El passeggiava semper
Domà per vedèmm mì
Domà per vedèmm mì
Domà per vedèmm mì...

(Nanni Svampa, El pover Luisin)

Ora sei una stella


"Il Massimo ha regalato al suo popolo la gioia del gioco di Baggio e Ronaldo, ha dato un cuore nuovo a Kanu, ha curato come un figlio quel farabutto del Fenomeno, ha fatto giocare bambini in mezzo mondo con l'Intercampus della Milly, non ci ha mai portati in B, non ci ha mai fatti vergognare per un arbitro chiuso in uno stanzino, per dei lampioni spenti o per guardalinee prezzolati. Ti sembra poco essere tifoso di un presidente così? Non è solo dalla bacheca che si giudica un presidente, Ambrogio. E non è da un lancio fallito che si giudica il costruttore di razzi. Conta la passione con cui si punta alla luna". Il bambino alza gli occhi e sorride.

(Tratto da Luigi Garlando, Ora sei una stella)

martedì 10 luglio 2007

Soluzioni giuoco della musica


Un grazie ad Aio per la segnalazione

LTCM

Il primo ottobre, Greenspan e McDonough testimoniarono sul salvataggio di LTCM davanti alla Commissione Banche e Servizi finanziari della Camera dei Deputati.
Stupefatti, i deputati cercarono di capire quello che sentivano.
Non c'erano elettori, nè fabriche, nè forze armate. Come si poteva minacciare a tal punto il sistema finanziario globale?
L'atmosfera surreale era completata dal quasi totale disinteresse del circo dei media di Washington, tutti presi a coprire le imminenti sedute per la messa in stato d'accusa del presidente Clinton. Un deputato, Paul Kanjorski chiese al presidente del comitato Jim Leach: "Non ci si potrebbe mettere un pò di sesso, in modo da ottenere un pò più di attenzione dalla nazione?".

LTCM (Long Term Capital Management) era costruito sul genio dei suoi soci fondatori: John Meriwether, il leggendario re delle operazioni su obbligazioni a Wall Street, Robert Merton e Myrton Scholes, premi Nobel in economia, "inventori" insieme con Fischer Black della finanza moderna con la loro teoria del prezzo delle opzioni.
Tra il 1994 e l'aprile del 1998 LTCM sembrò capace di tramutare tutta questa conoscenza teorica in utili impressionanti.
Al culmine dello sviluppo gestiva titoli per 130 miliardi di dollari e un portfolio di prodotti derivati con un valore teorico di 1,25 trilioni di dollari, facendo la fortuna di chi aveva investito, fra cui molte banche centrali (compresa quella italiana). Quanti sono 1,25 trilioni di dollari?
E' all'incirca l'importo del debito pubblico italiano o, come in seguito rivelò un deputato americano, è uguale all'intero budget annuale del governo americano.

A un certo punto, improvvisamente, tutto crollò.
A scricchiolare furono proprio gli assunti alla base della teoria dei prezzi delle opzioni di Merton e Scholes.
Nell'estate del 1998 il crollo fu accellerato dai sistemi di controllo del rischio studiati proprio per evitare il disastro.
Ben 14 banche tra le più importanti a livello mondiale, tutte in rapporti d'affari con LTCM sborsarono 3,625 miliardi di dollari per sorreggere il sistema fino allo smantellamento delle enormi posizioni finanziarie dell'hedge fund.
Greenspan abbasso di 75 basis point il costo del denaro per dare liquidità all'intero sistema finanziario americano.
Quando ventinove anni prima, i 2 giovani studiosi poi divenuti premi Nobel si erano incontrati, nei cinema si proiettava il film 2001: odissea nello spazio. In quel film il computer HAL impazisce e tenta di uccidere il protagonista. E ora, nell'agosto e settembre 1998, le macchine computerizzate per far soldi di LTCM si erano ribellate e avevano, anch'esse, distrutto i loro creatori.



Ciao Ciao.

IL GIOCO DELLA MUSICA



In questo disegno (cliccate sulla foto per ingrandirlo) sono riprodotti i nomi di 74 tra band e cantanti. Bisogna indovinarli!
Io ne butto lì 4 per il momento:
Led Zeppelin
Queen
Gorillaz
Pet Shop Boys

Ora tocca a voi...

Kikujiro

Col fischio o senza?


Col fischio o senza?

lunedì 9 luglio 2007

Scrivere con i piedi


“Il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori”. Pier Paolo Pasolini

"Il calcio è lo sport di squadra più sparagnino che ci sia. Il gol è un evento raro, quando accade bisogna difenderlo con i denti. In questo, in effetti, un po' assomiglia alla vita". Enzo Bearzot

"Il calcio è una metafora della vita". Jean-Paul Sartre

"La vita è una metafora del calcio". Sergio Givone

"Tutto quello che so della vita, l'ho imparato dal calcio". Albert Camus

“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. E’ rito nel fondo, anche se è invasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. Pier Paolo Pasolini.

Contract for Difference

Tra i numerosi vantaggi offerti dalla negoziazione tramite i Contract for Difference è utile rimarcare l'esenzione dai bolli di negoziazione previsti da alcuni mercati europei come Inghilterra, Grecia, Irlanda e Svizzera. I CFD sono un contratto tra due parti dove l'acquirente, a fronte di un pagamento di un tasso di interesse, riceve il rendimento di un attività finanziaria sottostante mentre il venditore del contratto, a fronte dell'incasso degli interessi, si impegna a pagare il rendimento dell'attività finanziaria sottostante.Un CFD è quindi un contratto derivato che replica esattamente il prezzo di un'azione, di un indice, o di una valuta tra il cliente ed il broker. Se ad esempio il titolo Vodafone vale160p, anche il relativo CFD varrà 160p. Di conseguenza se in un determinato periodo di tempo il titolo sale, supponiamo,del 5%, anche il corrispondente CFD Vodafone guadagnerà esattamente il 5%.Il CFD può essere visto quindi come una particolare modalità di negoziazione dove il trader non detiene la proprietà fisica del titolo (acquisto un CFD su Fiat, non il titolo Fiat), ma ne gode di tutti i rendimenti, ivi compresi i dividendi, diritti di opzione etc. L'operatività attraverso CFD permette quindi un vantaggio spesso molto utile all'investitore evoluto interessato a costruire strategie di investimento complesse come gli spread su titoli appartenenti allo stesso settore quotati su differenti borse del vecchio continente.

Per chi ne volesse sapere di più indico un link:

http://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_per_differenza




Ciao Ciao.

Un anno dopo...


Potevamo immaginare il pandemonio che sarebbe successo dopo - processi, sentenze, classifiche decapitate - non quello che il destino ci avrebbe riservato prima, dal 12 giugno al 9 luglio 2006. Campioni del Mondo. Noi, l’Italietta degli scandali che molti avrebbero voluto addirittura nascondere perché figlia del peccato. Marcello Lippi firmò un’impresa. Dodici gol, dieci marcatori. Con i tedeschi, la partita più bella. In finale, con la Francia, la più sofferta. La testata di Zidane a Materazzi si prese troppo, di quella sera. E i politici, come sempre, salirono in massa sul carro. In Spagna, nel 1982, era stata la metamorfosi repentina fra la fase sorda e grigia di Vigo e la strabiliante doppietta Argentina-Brasile a schiantare la diffidenza. In Germania, fu lo spirito guerriero di Cannavaro, Materazzi e Gattuso, con Buffon, Pirlo e Zambrotta a reggere lo strascico. La classe operaia al potere: in ritardo abissale sulla cronaca, ma in perfetto orario per sequestrare la storia. Totti e Del Piero fecero i gregari, e un gregario, Grosso, fece il fenomeno: rigore procurato con l’Australia, primo gol alla Germania, ultimo e decisivo rigore con la Francia. È di questi giorni la notizia che l’Inter l’ha girato al Lione: era uno dei pochi italiani, così impara. Di quel mese sopra le righe, durante il quale tutti azzeccarono tutto, è rimasto poco. Fra un titolo che era pur sempre il quarto e la prima B della Juventus non poteva esserci gara. E difatti non ci fu. La Nazionale di Bearzot aveva appena parcheggiato il marasma del calcio-scommesse. La squadra di Lippi ha dovuto convivere e combattere con Calciopoli, dall’inizio alla fine. E anche adesso, nel ricordo. I rinvii a giudizio della procura di Napoli sono attesi da un giorno all’altro. Il marcio del sistema, tradotto in verdetti che i tribunali sportivi hanno via via annacquato, puzzava troppo perché potessimo farci bastare il profumo di un’avventura, anche se quella. Gli eroi di Madrid trovarono un Paese unito che aveva fame di coccole. I reduci di Berlino hanno trovato una Nazione divisa che aveva sete di giustizia. E così, piano piano, siamo tornati a scannarci, abbasso Moggi e viva Moggi, guardie e ladri, ghigliottina e condoni, Abete presidente e Milan re di Champions. Il solito, italianissimo modo di regolare i conti. Uscire da un incubo rincuora. Ma talvolta è peggio uscire da un sogno felice, specialmente se qualcuno l’ha realizzato per noi. Pensi a come ti hanno cambiato un pezzo di vita e a tutto il resto che non hai potuto o voluto cambiare. Grazie Marcello, grazie ragazzi. Ci avete regalato un’emozione straordinaria. E se il dopo non è stato all’altezza, non è colpa vostra. Voi, più e meglio di quello che avete fatto, non potevate fare. Il ministro Mastella, divorato dall’enfasi, buttò lì una parola: amnistia. Si accese un dibattito. Eravamo tutti stravolti, un anno fa.
Roberto Beccantini (La Stampa, 9 luglio 2007)