venerdì 23 novembre 2007
Gabriello Carotti
«Vogliamo parlare del calcio delle guerre puniche?». Gabriello Carotti non ha perso, dopo tanto tempo, la voglia di scherzare. Era così anche venti anni fa, quando giocava in serie A con l’Ascoli (campionati 81-82 e 82-83 con 48 presenze e 4 gol). Ora ha 42 anni e vive in Toscana, in quello splendido paradiso che si chiama Argentario.
«Già —prosegue Carotti— da un anno sono tornato qui, vicino casa (è di Orbetello, ndr). Ho abbandonato la gestione di un bar-ristorante che avevo in Lombardia e sto organizzando a Grosseto una scuola di calcio. Si chiama "Sauro". Ho smesso di giocare nell’86 e adesso ho preso il patentino di allenatore. Il sogno sarebbe quello di diventare il secondo dell’Ascoli, ma questo penso sia il sogno che covano un po’ tutti gli ex...».
Carotti arrivò all’Ascoli dal Milan, con l’etichetta di giocatore talentuoso ma difficile da gestire.
«Due anni indimenticabili, ho ancora Ascoli e l’Ascoli nel cuore. Era la prima volta che andavo fuori Milano. Lì ho trovato Mazzone —racconta Carotti— non ho un ricordo di lui, ma un mappamondo... Mi ha insegnato molto di calcio, ma anche di vita. Ho avuto come allenatori gente del tipo di Liedholm e Castagner ma lui era un’altra cosa. Con Mazzone c’era un rapporto genuino, schietto. A volte avevamo discussioni ma mi voleva bene».
Carotti, qualche aneddoto?
«Mazzone nella partitella del giovedì mi faceva giocare nelle riserve. Poi la domenica diventavo quasi sempre titolare, ma allora non lo capivo. Così in campo facevo casino, mi arrabbiavo, dribblavo tutti. E lui non voleva. Mi spediva spesso negli spogliatoi e poi arrivava Colautti: «Il mister ti vuole parlare». Ed erano dolori. Mi ricordo anche un altro episodio...».
Quale?
«Mazzone mi diceva sempre di non rientrare in difesa perchè combinavo guai. A Genova, contro la Sampdoria, feci fallo da rigore. Mi girai verso la panchina: aveva le mani nei capelli, anche se già all’epoca erano pochi. Rimasi gelato. Dopo pochi minuti mi scontrai con Pellegrini e rimasi ferito alla testa: un altro allenatore a quel punto mi avrebbe sostituito. Non lui. Rientrai in campo con una fasciatura tipo turbante e segnai il gol del pareggio: Carletto Muraro mi mise la palla sul dischetto e io al volo insaccai all’incrocio. Negli spogliatoi Mazzone me ne disse di cotte e di crude. Ma con soddisfazione...».
Due campionati indimenticabili ma anche sofferti...
«Una grande squadra, avevo compagni eccellenti: uno per tutti Novellino. Il primo anno arrivammo quinti. L’anno dopo, invece, ci salvammo solo all’ultima giornata contro il Cagliari».
Carotti, è tornato più ad Ascoli?
«Circa dieci anni fa, in gita con mia moglie. Sono rimasto affezionato alla città dove ho lasciato molti amici: abitavo vicino al 'campetto dei Frati'. Tanti ricordi. Ogni lunedì andavo ad Acquasanta, a mangiare alla "Casaccia". E poi il paesaggio, le chiese, il Carnevale. Sì, al Carnevale ascolano mi sono sempre divertito tanto».
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4 commenti:
Ho avuto l'onore di conoscere e veder all'opera Mister Carotti. Uomo carismatico e di grande levatura morale. Calcisticamente, come allenatore del Grosseto, settore giovanile anno 1994, ha dato una svolta e riuscirà a fare molto bene.
Forza Mister.
FORZA MISTER NON MOLLI,TANTI AUGURI...
Che bello ritrovare Lello sul sito dopo tanti anni... vediamo se ti ricordi la Nadia che abitava sopra il famoso bar e si e' fatta tante risate ... ora sono in Inghilterra. Sarebbe bello se riuscissi a contattarti :-)
Una persona eccezionale...!
HO LA FORTUNA DI FAR ALLENARE MIO FIGLIO DA MISTER CAROTTI E POSSO DIRE CHE HA UNA PASSIONE TRAVOLGENTE PERSONA MOLTO EDUCATA ANCHE CON I RAGAZZI.
FORZA MISTER GRANDE GIRONE DI RITORNO
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