I rischi e le conseguenze della crisi scatenata
dal mondo dei mutui subprime statunitensi.
L’impressione è quella di un mercato inondato, nei cinque
anni passati, da denaro facile da parte delle banche centrali
che hanno incoraggiato gli investitori ad assumersi rischi probabilmente
non proporzionati alle loro reali capacità di risparmio.
Il riposizionamento dei rischi e la mancanza di liquidità
delle ultime settimane hanno creato una spirale tale che nessuno
può dire con certezza se questa sia destinata ad esaurirsi
entro breve periodo.
E’ di questo parere Myron Scholes, premio Nobel per l’economia,
che vede molte analogie tra la situazione di crisi attuale e
quella innescata nel lontano 1998 dal fondo Ltcm, finito in
crisi di liquidità e successivamente salvato da un intervento
della Federal Riserve dell’allora presente Alan Greenspan.
Secondo Scholes la scossa attuale è partita dalla periferia americana,
dove si prestavano soldi a chi non aveva patrimonio e,
in molti casi, neppure un lavoro. La liquidità nel sistema finanziario
globale è iniziata a diminuire scatenando le vendite, ad
ogni prezzo, di chi si era accollato i debiti dei mutui subprime.
Secondo Scholes per intravedere la fine di questa crisi sarà
necessario attendere che gli investitori che operano a debito
riducano i propri rischi ad un livello appropriato e che altri
investitori o speculatori inizino ad investire. La crisi potrà dirsi
superata quindi solamente quando la liquidità del sistema tornerà
ad un livello minimo necessario per spingere gli investitori
a comprare i titoli meno liquidi e le banche centrali a fornire
credito e a ridurre i tassi.
Ciao ciao
lunedì 20 agosto 2007
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